Wesak Acquariano - Simbologia e Caratteristiche

Simbologia e caratteristiche del Wesak Acquariano

L’immagine del Wesak che è stata trasmessa dalla Bailey racconta di una cerimonia che si svolge durante il plenilunio del Toro in una valle dell’Himalaya, in fondo alla quale c’è un altare con una grande coppa di cristallo contenente dell’acqua purissima. Il Cristo, il Buddha e gli altri Maestri fanno scendere la benedizione divina sulla coppa e sui presenti mentre in tutta la valle fioriscono degli iris viola.
La collocazione di questo evento in corrispondenza del plenilunio del Toro, che quando cade in maggio corrisponde con il Vesak Buddista mentre quando cade in aprile o i primi di maggio se ne discosta, sembra indicare che la coincidenza con il plenilunio del Toro è più importante che l’allineamento con il Vesak Buddista.
Ricercando il significato del Toro nel mondo antico precristiano ma anche antecedente al buddismo, si scopre, grazie agli studi dell'archeologa lituana Marija Gimbutas(1), che il Toro simboleggiava in tutto il mondo antico, dal 30.000 a.C. in poi, il Divino che era rappresentato come una  Grande Dea.
Il  toro, secondo la Gimbutas, veniva utilizzato come simbolo della Grande Dea e del suo potere di generazione della vita in quanto la forma del cranio del toro corrisponde proprio alla forma degli organi riproduttori femminili.
Il Divino in tutto il mondo antico era un Principio femminile, la Dea, da cui la vita si originava e alla quale ritornava per poi nuovamente rinascere, in una modalità ciclica come le fasi lunari.
Anticamente, ad iniziare dal Paleolitico superiore in poi, solstizi ed equinozi e tutte le fasi lunari erano oggetto di cerimonie e feste spirituali. Il plenilunio del Toro, proprio per la sua simbologia legata alla Dea,  unica Divinità principale, rivestiva probabilmente un’importanza fondamentale nell’arco dell’anno e il Buddismo ha situato in tale periodo la data della nascita-illuminazione e dipartita del Buddha in un processo di sostituzione delle feste principali pagane come il Cristianesimo ha situato la nascita di Gesù in corrispondenza del Solstizio d’Inverno.

Il culto della Dea era diffuso sicuramente anche nella cultura della Valle dell’Indo, presente nella regione del'attuale Pakistan, dal 4500 a.C., e le cui popolazioni appartenevano alla stirpe etnica dravidica a differenza delle popolazioni indoariane che hanno invaso l’India dal 2500 a.C. in poi.
La civiltà pre-ariana era una civiltà sostanzialmente pacifica, con un’economia basata sull’agricoltura e sull’allevamento, con una struttura sociale basata sul matriarcato e priva di rigide divisioni in classi.
La religione era basata sul culto femminile della Dea Madre, che incarnava le forze della natura legate alla fecondità.
Negli scavi di Mohenjo Daro, una delle città principali della Civiltà della Valle dell’Indo, oltre a numerosissime statuine della Dea è stato rinvenuto un bassorilievo che rappresenta il dio Shiva seduto in posizione yoga, con tre facce e delle corna sul capo, circondato da animali selvaggi. Shiva, infatti viene descritto come "signore degli yogi" (Yogindra, Yogishvara) e "signore degli animali" (Pashupati).
Dato che la simbologia delle corna è una simbologia fondamentale della Dea, è evidente che portarle sul capo sta ad indicare la piena connessione o realizzazione del Divino.
Lo Shiva di Mohenjo Daro assomiglia inoltre notevolmente alle divinità maschili dell’Europa Antica, Pan e Cernunno, divinità che erano rappresentate con delle corna sul capo e stavano a simboleggiare la fertilità e la forza creativa del Divino.
Alla luce di questa simbologia si deduce che il plenilunio del Toro era una festa sacra pre-induista e pre-budhista, nelle quale si celebrava la pienezza della Divinità, intesa come Dea e dove il simbolismo del potere generativo della vita ricopriva un ruolo primario.

Anche la coppia ripiena d’acqua e la valle dell’Himalaya sul fondo della quale scorre un piccolo torrente sono tutti simboli del femminile mentre il fiorire degli iris al momento della benedizione rinforza l’idea che si tratti proprio di un rituale di creazione della Vita.   

Anche il simbolo della coppa del Wesak riconduce alla simbologia della Dea.
Fra i simboli caratteristici della Dea, su delle grosse rocce intenzionalmente modificate e delle pietre antropomorfizzate, venivano scavate fin dal Paleolitico superiore delle piccole cavità rotonde, le cosiddette “coppelle”. Ce ne sono a centinaia, da un capo all’altro dell’Europa, specialmente occidentale e nordica,  isolate oppure in associazione con occhi e serpenti. In alcuni casi una pietra antropomorfica rappresentante la Dea  n’è  ricoperta completamente.
Non di rado sono circondate da cerchi singoli, doppi o multipli, e rappresentano un’evidente metafora: quella degli occhi, che sono al contempo la sorgente del liquido divino, la stessa acqua di vita e i suoi ricettacoli quando cade. Questo significato è suggerito dal fatto che simili coppelle hanno mantenuto fino a oggi parte di tale accezione simbolica nella subcultura contadina europea, la quale attribuisce poteri curativi all'acqua di pioggia che vi si raccoglie dentro. Paralitici e altri disabili cercano sollievo bevendo l’acqua sacra, con cui pure si lavano o sfregano le parti sofferenti. In Grecia il 26 luglio, festa di santa Paraskevi (che significa “venerdì”), erede della Dea preistorica, è un momento particolarmente propizio per curare i disturbi agli occhi. Si possono vedere centinaia di ex voto in argento raffiguranti occhi umani adornare le sue icone.
Una coppella è un pozzo in miniatura. I pozzi sacri sotto le ampie pietre sono sacrosanti e considerati quali misteriose sorgenti dell’umidità datrice-di-vita della Dea, una credenza riscontrata in tutt’Europa fino al XX secolo.
La forza generatrice della Dea simbolicamente rappresentata nelle coppella o nei pozzi sacri, è stata espressa anche più esplicitamente con delle rappresentazioni della vulva, di cui le prime raffigurazioni sotto forma di incisioni sulla roccia risalgono al 30.000 a.C. in Dordogna, Francia.
In Italia, nella necropoli neolitica di Castelluccio in Sicilia, all’entrata della stessa, ho trovato una grande rappresentazione della vulva della Dea, a simboleggiare in questo caso il potere di rigenerazione della Dea, in quel processo ciclico di concepimento-nascita-crescita-maturità-vecchiaia-morte e quindi rinascita...
Il medesimo simbolo, che unisce però entrambi gli organi riproduttivi, si trova nell’Induismo ed è la Yoni-Lingam, oggetto di venerazione e rituali fin dai tempi più antichi, nel quale la Yoni, simbolo dell’organo sessuale femminile, è congiunta nel suo centro con il Lingam, il fallo divino.

La coppa d’acqua limpida del Wesak nella quale scende la Luce Divina può essere vista simbolicamente come una Yoni-Lingam, dove la coppa rappresenta la Yoni e il Lingam è rappresentato dal fascio di Luce che scende in essa.
Si tratta un atto di creazione alla quale partecipano tutte le forze spirituali.

 In base a questa simbologia il Wesak del plenilunio del Toro ha quindi radici antichissime, è un momento privilegiato nel corso dell’anno per l’unione mistica con il Divino inteso come Grande Dea o Madre Divina.

Non ha molta importanza sapere se la Bailey fosse consapevole o meno della simbologia del femminile sacro del Wesak oppure se la sua sia stata un’opera di channeling, ciò che è importante evidenziare è il fatto che abbia introdotto in questo scenario al “femminile” i Maestri di Shamballa, e soprattutto il Buddha e il Cristo. La scelta di avvicinare al Cristo il Buddha e i Maestri di Shamballa (terminologia che dipende dal mondo buddhista), fa pensare all’intento di voler unire Oriente ed Occidente attraverso delle figure spirituali il cui insegnamento ha moltissimi punti di contatto.

In merito alla compresenza del Cristo e del Buddha è illuminante l'opera Wesak, il tempo della Riconciliazione, dove gli autori, Anne e Daniel Meurois-Givaudan, riportano gli insegnamenti ricevuti in astrale dal Mahavatar Babaji:

Il Wesak, come vi ho detto, è l’unione di due Fratelli, comunione di quei due fasci di infinita Luce che sono il Buddha e il Cristo.
Vedete, inizialmente e secondo la tradizione, la cerimonia del Wesak commemorava la venuta, l’Illuminazione ed infine la dipartita del Buddha; in realtà è qualcosa di più, perché significa la trasmissione, il ritrovarsi di un soffio di Vita che permette agli uomini di maturare.

 Nel giorno del Wesak, il giorno che si annuncia con la luna piena, il Risvegliato raccoglie alla fonte dell’Universo degli universi la Forza di apertura di cui gli uomini hanno enormemente sete; Egli la consegna al cuore del Cristo che, a sua volta, istantaneamente, la insuffla alla superficie di questo mondo.
Così (ed ogni anno di più) Amore e S
aggezza uniti vengono riproposti agli esseri umani, giacché rappresentano il solo ed unico motore per la soluzione di tutte le tensioni e quindi, cercate di capire, per la propulsione della Coscienza verso le sue infinite cime.

Il Wesak non è più una festa fra tante altre, e neppure una cerimonia rituale come cento altre: il Wesak diventa un’occasione, una proposta d’azione fatta ad ogni uomo della Terra. E’ il momento sacro offerto ormai a tutti per canalizzare l’AMORESAGGEZZA, è la prima festa attiva, che fa del popolo umano cosciente un elemento di trasmissione del Divino.
…Il messaggio del Wesak è un messaggio di riforma, un messaggio che proclama la fine dei tempi in cui l'essere umano, nella sua globalità, riceveva solo passivamente e poteva solo riprodurre rituali; da dieci anni ormai, il meccanismo del semplice ricordo e dell'imitazione si diluisce, e va cancellandosi perché si possa aprire l'era dell'azione, e poi quella dell'Essere.

D’ora in poi il Wesak svelerà un po’ di più la sua propria natura; non sarà mai una festa riservata ad una comunità raccolta su un altipiano perché è già la festa di tutta l’umanità, è il sacro innesto che la farà uscire dal tunnel, è la sveglia di tutti gli uomini. L’unione fra Oriente e Occidente è quanto il Wesak porta alla luce, molto al di là dei sacerdoti che fino ad oggi ne hanno mantenuta viva la fiamma. 

Il Wesak, pur continuando ad esprimersi attraverso una data, è anche, contemporaneamente l’espressione permanente della Forza di rinnovamento e di unificazione.

Non vi nascondo che vi state dirigendo tutti quanti verso un’epoca di grande confusione: un’epoca in cui tutte le energie e tutti gli esseri saranno condotti a svelarsi quali sono in realtà, senza possibilità di barare. Questo è il vero senso del termine “Apocalisse”; in questo bagno rivelatore, la forza nata dal Wesak deve precisamente diventare uno dei vostri punti di sostegno, lo sguardo fiammeggiante e purificatore grazie al quale potrete riscoprire ed affermare la vostra vera natura.

La cerimonia del Wesak prevede che una volta ricevuta la Benedizione Divina e dei Maestri, i partecipanti ricevano e bevano insieme un pò dell'acqua che è stata benedetta.

La simbologia della Comunione con l'Acqua.

Il Divino rappresentato dalla simbologia dell'acqua è certamente diverso dal Divino rappresentato dalla simbologia della luce e del fuoco.
L'acqua è innanzitutto l'elemento da cui si originano tutte le forme viventi, vegetali ed animali, ed è l'elemento imprescindibile per la vita biologica. Inoltre anche i nostri corpi sono composti d'acqua; al momento del concepimento praticamente per il 95% e una volta nati per il 70%. Anche la terra è composta per il 70% d'acqua.
Inoltre l'acqua, come è stato scoperto recentemente, porta in sé delle informazioni spirituali.
Il ricercatore giapponese Masaru Emoto (autore di Il Messaggio dell'acqua) ha scoperto, fotografando l'acqua con il microscopio, che i  cristalli d'acqua tendono a formare una forma esagonale quando l'acqua è di sorgente, pura, mentre nelle acque contaminate o trattate con il cloro non si nota alcuna cristallizzazione.
Le acque cosiddette "miracolose" presentano poi dei cristalli bellissimi, trasparenti e luminosi.
Il ricercatore giapponese ha scoperto inoltre che la cristallizzazione dell'acqua in forme armoniose non dipende solo dalle condizioni fisiche e materiali, ma risponde anche alle sollecitazioni spirituali. Nell'esoterismo si sa che ogni cosa emana una vibrazione, e ciò vale sia per gli esseri viventi, per gli oggetti, ma anche per i pensieri e per le parole: tutto è energia in movimento e l'acqua registra automaticamente nel processo di cristallizzazione le diverse vibrazioni. Emoto mise in due campioni della stessa acqua due foglietti contenenti delle parole diverse; da un lato parole di amore e gratitudine, dall'altro parole di arroganza e violenza. Il risultato fu che l'acqua contenente il biglietto con parole amorevoli formò delle cristallizzazioni armoniose e stupende che si non si riscontrarono assolutamente nell'altra, contenente parole ingiuriose.
L'acqua quindi registra tutte le informazioni, così come anche noi, dato che siamo composti al 70% d'acqua. Ciò che pensiamo, diciamo e facciamo, unito all'aria che respiriamo e al cibo di cui ci nutriamo, creano la nostra struttura vibratoria ed energetica.
L'acqua caricata durante il rito del Wesak, è un'acqua purissima e piena d'amore e d'armonia. Bevendola noi introduciamo nel nostro corpo aurico una potente carica informativa di Amore e Saggezza che realmente modifica la nostra struttura vibrazionale. Ovviamente questa modificazione non è eterna, se ritorniamo a produrre pensieri, parole ed azioni non armoniosi per noi stessi e per il prossimo e anche ad alimentarci disarmonicamente, la vibrazione della nostra aura perderà molto rapidamente la luminosità elargita dal Wesak!
Ritornando all'analisi della simbologia dell'acqua, da quanto detto, risulta evidente che il Divino rappresentato dall'acqua è un Divino che dà nutrimento e vita, è un Divino che opera sia a livello materiale che spirituale, è un Divino che ci pervade e compone e vive nella Madre Terra. Non è un Divino lontano, nell'alto dei cieli, è un Divino che è qui, tutto attorno a noi, nella natura che ci circonda, nella terra densa di humus, nella materia di cui è composto il nostro corpo, è dentro di noi.

La comunione con l'acqua del Wesak Acquariano porta quindi anche il messaggio di un'unione con il Divino che è nella Madre Terra, nella materia che compone il nostro corpo e nella natura tutt'intorno a noi.
Proprio in tal senso, attraverso l'opera di Anne e Daniel Meurois-Givaudan, Babaji parla del Wesak come di una Riconciliazione di ogni uomo con l'Essenza divina che dimora in sé stesso, riconciliazione che avviene partendo dalla semplicità e concretezza delle proprie radici che sono la Terra, sia come pianeta, sia come Principio e Forza che è dentro di sé. La Terra, in quanto materialità è stata svalutata da erronei insegnamenti spirituali, che hanno introdotto l'idea fuorviante che lo spirito sia separato dalla materia, che il sacro risieda unicamente in pratiche religiose e rituali e non in ogni cosa, in ogni aspetto della vita, alimentando così il principio della separazione e del dualismo.
Babaji ripete insistentemente che ogni parte di sé è sacra, il corpo, la sessualità, lo studio, il lavoro, qualsiasi lavoro, ogni azione è celebrazione del Divino, anche la più banale, se la propria attenzione è focalizzata in ciò!
La celebrazione del Wesak ha lo scopo di inaugurare nella nostra vita il riconoscimento, quotidiano e costante, del Divino in noi stessi, nelle nostre azioni e in tutto ciò che ci circonda.
La Riconciliazione del nuovo Wesak chiede ad ognuno di apprendere a guardarsi negli occhi con sincerità, accettando e amando ogni parte di sé stessi, anche gli aspetti più "inaccettabili", finché lo sguardo rivolto a sé stessi non sarà di totale amore ed accettazione, finché non si sarà in grado di offrire un fiore a sé stessi (non di comprarlo…)


Ma l'acqua ha ancora altre valenze simboliche e altrettanto importanti come le precedenti.
L'acqua nella fisiologia esoterica yoga, è l'elemento del 2° chakra - Svadhisthana (che significa dolcezza), il centro psico-energetico correlato alle sensazioni ed emozioni, alla sessualità, al desiderio e al piacere, e finalizzato all'autogratificazione e al diritto di percepire e provare piacere. Questo aspetto è importantissimo ed è l'aspetto centrale della spiritualità della Nuova Era, dove la crescita e lo sviluppo non avviene più attraverso il sacrificio e l'oblazione di sé per il prossimo ma attraverso un armonioso prendersi cura di sé stessi e del prossimo, mettendo il pratica l'insegnamento del Cristo Ama il prossimo come te stesso. Con l'avvento della Nuova Era si sono diffuse rapidamente un'infinità di pratiche che sono finalizzate al benessere psicofisico della persona, è in crescita la cultura del rispetto ambientale e  di un'alimentazione sana e biologica, tutti elementi di armonia e benessere individuale. Contemporaneamente a questa ricerca del benessere per sé stessi c'è un grande crescita del volontariato e di azioni di equilibrio e giustizia sociale a livello mondiale. Finalmente è arrivato il tempo di realizzare una spiritualità del piacere, della gioia e della celebrazione, spiritualità di cui parlava il Cristo duemila anni fa ma il cui insegnamento è stato abilmente manipolato e distorto relegando per duemila anni l'umanità nella repressione e nei sensi di colpa. Non a caso l'aspetto patologico del secondo chakra è la repressione del piacere attraverso il senso di colpa ed è quello che tutte le religioni hanno operato negli ultimi duemila anni.
Il Wesak Acquariano attraverso la simbologia dell'acqua ci dice quindi che la via passa attraverso il secondo chakra sano, attraverso la celebrazione del piacere, attraverso la sessualità vissuta con gioia e senza sensi di colpa.
L'acqua che scorre nei torrenti o che cade fragorosa dal cielo durante le piogge, l'acqua che è fonte di vita, ci risveglia alla gioia semplice dei bambini, e ci rammenta che la via spirituale della Nuova Era è la via della GIOIA, del PIACERE, del RISO, della CELEBRAZIONE DELLA VITA in tutti i suoi aspetti.
Il secondo chakra, inoltre, è simbolicamente correlato alla Luna e all'energia Femminile, le cui caratteristiche sono l'Amore, la Compassione, la ricettività, l'accoglienza, l'ascolto, la condivisione, la solidarietà, la partecipazione, il lavoro di gruppo, ecc.

Il simbolismo della comunione con l'acqua è quindi un simbolismo ampio che ci invita a percorrere la dolce strada di una riconciliazione con noi stessi, con i nostri bisogni autentici, con il nostro corpo, con la natura e l'ambiente, con la Madre Terra, con il sentire e l'amore caratteristici dell'energia Femminile, con l'Essenza divina che brilla in noi.
E una volta ricontattata la nostra Essenza, l'invito del Wesak è quello di diventare dei generatori di Amore e Saggezza per tutta l'umanità e per il pianeta intero.

1. Marija Gimbutas: Il linguaggio della Dea - Ed. Venexia (2008)



 
 

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